Carissimi amici,
ottobre per la comunità rotariana è il mese dell’Azione Professionale, quello in cui i rotariani dovrebbero ricordarsi di essere dei professionisti eccelsi che sono stati chiamati a far parte del Rotary proprio per mettere la loro alta professionalità al Servizio del Rotary e della propria comunità sociale. Sempre, non solo a ottobre. Ma in questa lettera non vi parlerò delle azioni tradizionali del Rotary. Una sera, tanti anni fa, fui invitato a un concerto di musica dodecafonica. Ci andai, pur non essendo un cultore della materia. Anzi, non mi piaceva. Nell’atrio dell’Auditorium, appena entrai, vidi una giovane. Lei quando mi vide sgranò gli occhi, mi corse incontro, mi abbracciò forte e cominciò a piangere dicendo parole che non riuscivo a capire. Io non capivo niente, e rimasi lì imbambolato, finché pian piano, grazie alle parole che la giovane mi sussurrava, ricostruii la sua storia Si chiamava Anna. Qualche anno prima aveva sostenuto l’esame di Fisica I, il primo vero scoglio della nostra Facoltà. Io ero in commissione di esame come Assistente del titolare del corso, un grande fisico, veramente un grande, i cui modi burberi e decisi intimorivano gli studenti. L’esame fu un disastro, e il professore si accanì con lei in modo particolare concludendo che quella facoltà non era per lei. Anna tornò al suo posto piangendo e umiliata. Appena potei mi avvicinai e la invitai a passare da me quando aveva un po’ di tempo. Venne, e le parlai non con la fisica ma con il cuore. Le feci capire dove sbagliava, quali difetti avevo notato nella sua esposizione, come secondo me avrebbe potuto riparare e la esortai a non arrendersi e a non rinunciare ai suoi sogni per le parole di un professore. Era in se stessa che doveva trovare le risposte e la forza di reagire. Non l’avevo più rivista, essendomi nel frattempo trasferito ai laboratori del CERN di Ginevra, e non potevo sapere che ora lei era diventata una Ricercatrice all’Università di Salerno realizzando pienamente le sue aspirazioni. Era la sorella del musicista, e quella sera non mi lasciò un minuto. Io non le avevo dato niente. Non l’avevo raccomandata. Ma avevo rispettato la sua dignità e ora lei lemie parole le aveva gelosamente conservate nella mente e nel cuore. A Reggio Calabria abbiamo incontrato i giovani di Ulisse. I nostri giovani. Offrivamo prestiti. Offrivamo borse di studio. Stage e corsi di formazione. Ma loro ci hanno chiesto esattamente quello che io ho sempre chiesto a voi: il nostro tempo! La richiesta dei giovani di Ulisse è stata quella di essere aiutati a capire come espletare la loro attività professionale PRIMA di lasciare l’Università, non di essere aiutati dopo. Hanno chiesto assistenza e mentoring per sapere come inserirsi nel mondo produttivo, e di averlo ora, subito, quando ancora non devono direttamente affrontare i loro problemi di inserimento professionale. Questo vuol dire che l’Università per i nostri giovani è diventata un bozzolo protettivo dal quale esci catapultato in un mondo che non sai come affrontare, che non ti vuole, che ti costringe a nuovi studi e a nuovi corsi di specializzazione, di master, di tirocini e ammennicoli vari che il più delle volte servono solo a finanziare chi li organizza. Lo studio come telo protettivo, ma che prima o poi lascia scoperti e soli senza una guida e senza prospettive reali. I giovani di Ulisse hanno chiesto il tutoraggio dei rotariani, e stanno riempiendo il nostro sito con curriculum e domande che non possiamo lasciare senza risposta. E io prego tutti voi, TUTTI, semplici rotariani come lo sono io, di fare come io feci allora con Anna, di dare loro il vostro tempo e di aprire loro il vostro cuore. Siamo 4.000 in questo Distretto. E ci sono le nostre mogli. I mariti. Il microcosmo di cui facciamo parte e che può dare qualcosa se solo volesse dare. Ed è nostro dovere mettere a disposizione della nostra Comunità la nostra Professionalità. La Rotary Foundation, sempre alla disperata ricerca di finanziamenti dai rotariani, anni fa lanciò un programma di fundraising: EREY – Every Rotarian Every Year. Significa che ognuno di noi deve impegnarsi a mandare ogni anno 100 dollari alla Fondazione. Io invece vorrei che nel nostro Distretto si seguisse un nuovo programma locale: ERED – Every Rotarian Every Day. Significa chiedere a ogni nostro rotariano di dedicare 20 minuti del proprio tempo, ogni giorno, per guidare un giovane del nostro malandato Sud. Un giovane da assistere, come Mentore fece con il figlio di Ulisse, da prendere per mano e guidare nel mondo del lavoro infondendogli fiducia e aprendogli la via con la nostra professionalità. E’ un programma semplice a cui tutti possono partecipare. Anche un semplice fisico sub nucleare, come dimostra la mia storia con Anna. Anche i coniugi, e i GROC, e i Rotaractiani senior che possono prendere per mano le nuove leve, i liceali, che ancor di più vedono davanti a loro un mondo buio e si rifugiano nell’alcool e nella droga. E’ un programma semplice, che ognuno può modellare e personalizzare, che pone come obiettivo non la raccolta di soldi da inviare a Evanston ma la cura della nostra gente, del nostro futuro, dei nostri figli e della nostra gioventù. Richiede solo del tempo, ma un poco al giorno, con costanza, ogni giorno un po’ di più, per aiutare a costruire un piccolo grande futuro. Ma richiede una grande attenzione: il rispetto della dignità altrui. Anna si ricordava di me perché io avevo avuto rispetto per lei e per la sua dignità calpestata. Voi potete ridare dignità alla nostra gioventù dimenticata. ERED però non è come EREY. Non richiedendo soldi non offre in compenso medaglie. Non si possono reclamare Paul Harris Fellows né onorificenze varie. ERED può solo scolpire il vostro nome nel cuore dei vostri giovani e consentirvi di poter dire anche voi: IO C’ERO.
Che forse vale molto di più.
Un caro abbraccio.
Michelangelo